Endodonzia

“L’endodonzia è la scienza medica, nell’ambito dell’odontoiatria, che ha per oggetto i tessuti interni del dente, le patologie e i trattamenti correlati. Quando questi tessuti o quelli che circondano la radice dentale si ammalano o sono danneggiati da carie o traumi, il trattamento endodontico permette di salvare il dente.” (American Association of Endodontists)

L’endodonzia moderna trae origine tra la fine degli anni 40 e l’inizio degli anni 50, quando il dottor Louis I. Grossman scrisse il primo testo dedicato a questa disciplina che, a quei tempi, non era ancora considerata una vera e propria specialità odontoiatrica.

  • la diagnosi del dolore oro-facciale di origine odontogena, sia esso pulpare e/o periradicolare

  • la terapia delle affezioni patologiche della polpa vitale;

  • il trattamento non chirurgico di eradicazione della polpa dei sistemi canalari e l’otturazione ermetica corono-radicolare di questi sistemi;

  • l’asportazione selettiva chirurgica dei tessuti polpo-dentinali malati e tutte le procedure di riparazione ad essa collegate;

  • il re-impianto dei denti avulsi in modo traumatico;

  • il trattamento chirurgico delle patologie settiche acute e/o croniche dei tessuti periradicolari attraverso l’amputazione della parte radicolare apicale (apicectomia) seguita o meno dall’otturazione retrograda del canale residuo;

  • le procedure per eseguire uno sbiancamento intracoronale della dentina e dello smalto;

  • l trattamento dei denti sottoposti a trattamento endodontico attraverso metodiche ricostruttive;

  • le procedure di trattamento legate alle ricostruzioni coronali mediante perni e/o monconi con interessamento dello spazio del/dei canale/i radicolare/i;

  • il ritrattamento dei denti precedentemente sottoposti a trattamento endodontico non giunto a buon fine.

  1. denti permanenti o decidui con patologia pulpare giudicata irreversibile;

  2. denti permanenti o decidui con polpa necrotica con o senza lesioni evidenti di patologie rarefattive (radiotrasparenti) ossee periradicolari;

  3. denti permanenti con una polpa che potrebbe essere stata compromessa da procedimenti operativi clinici (es: denti utilizzati come pilastri protesici, denti malposizionati);

  4. denti permanenti avulsi o lussati in seguito a traumi;

  5. denti permanenti con riassorbimenti interni o esterni;

  6. denti permanenti incrinati o fratturati, con interessamento della polpa;

  7. denti permanenti caratterizzati da ipersensibilità dentinale resistente alle normali procedure di trattamento.

  1. denti permanenti che non possono essere utilizzati funzionalmente nè restaurati;

  2. denti permanenti con insufficiente sostegno parodontale;

  3. denti con fratture verticali della radice e/o della corona.