Prevenzione della Salute Orale
Le principali malattie del cavo orale riconoscono gli stessi fattori di rischio (abuso di alcol, consumo di tabacco, alimentazione scorretta, scarsa igiene orale) delle malattie croniche non trasmissibili quali tumori, malattie cardiovascolari, malattie metaboliche.
L’OMS attraverso il Global Oral Health Programme (ORH) ha dato grande importanza alla promozione della salute orale e di prevenzione delle malattie del cavo orale.
Secondo i dati dell’OMS, il 60-90% dei bambini in età scolare, in tutto il mondo, hanno carie dentale mentre la malattia parodontale si riscontra nel 5-20% degli adulti di mezza età. In Italia, la malattia cariosa, a 4 anni, vede l’interessamento del 21,6% degli individui, a 12 anni sono affetti da carie 43,1% degli individui, mentre nella fascia di età compresa tra i 19 e i 25 anni l’88,2 % delle persone presentano processo carioso. La malattia parodontale, negli individui di età maggiore di 35 anni, si manifesta nel 60% degli individui per arrivare all’80% nelle persone di età superiore ai 55 anni.
Il carcinoma orale, invece, si manifesta con una frequenza di 8,44 casi/100.000 uomini e 2.22 casi/100.000 donne.
Le malattie orali possono essere ridotte con un cambio di paradigma e di consapevolezza sia del cittadino sia dell’odontoiatra. Il cittadino dovrà essere sempre più responsabilizzato, sin dalla tenera età, a seguire corretti stili di vita, in modo da non favorire lo sviluppo delle patologie, e l’odontoiatra dovrà passare da un approccio “interventistico“ a uno “medico“ e minimamente invasivo.
L’obiettivo finale sarà quello di poter intervenire sui fattori di rischio delle malattie odontoiatriche prima ancora che si sviluppino, riducendo al minimo costi economici e biologici in un’ottica preventiva di precisione.
Con questo termine si intende l’adozione di strategie preventive mirate alla singola persona, che tengano conto dell’ambiente familiare e sociale, dello stile di vita, della condizione economica e di lavoro del paziente, del suo status psicologico e clinico, oltre di dati genetici e biologici, come per esempio il microbioma individuale o la mappatura genetica.
Si potrà e dovrà “personalizzare la prevenzione“ e l’intensità e qualità degli interventi, individuando i soggetti a rischio di sviluppare patologie odontoiatriche favorendo l’approccio che si va affermando in campo medico, ossia l’enpowerment di precisione.
In sostanza, il clinico dovrà cercare di comprendere le caratteristiche culturali, il modo di pensare, i punti di forza e di debolezza del paziente, in modo da indurlo a prendersi cura di se stesso in modo efficace e farsi carico del risultato, che dovrà essere non solo, e non più, la guarigione della malattia, ma il suo non manifestarsi.
Per questa ragione è fondamentale riportare l’odontoiatria all’interno della medicina,laddove è nata per attuare una medicina preventiva predittiva, partecipativa e personalizzata.